Ogni anno in questo periodo pensare a un regalo per il compleanno del maestro Sui è impresa ardua. Quest’anno ho risolto grazie a un viaggio alle radici del Meihua Quan del piccolo telaio (小架梅花拳) alla ricerca del ritratto del nostro maestro fondatore: Zhang Congfu (张从富).
Qualche giorno prima della partenza, si era abbattuta sulla regione Hebei una bufera di neve e molti treni per alcune località sono stati annullati. Per fortuna non tutti.
A causa della neve il treno avanzava a bassa velocità, ma su queste tratte si conoscono sempre persone interessanti e il tempo passa veloce. Sceso dal treno, dalla città un bus mi avrebbe portato a destinazione o per meglio dire mi avrebbe lasciato alla mia destinazione finale: una sperduta campagna di una provincia della regione Hebei; ma erano già le 23, potevo solo cercare un posto dove passare la notte.
Ostelli e piccoli albeghi… tanti, – tutti abbastanza spartani naturalmente – ma nessuno accettava stranieri (in base alla legge, dicevano). Solo dopo aver fatto il giro di 5-6 di questi, qualcuno è stato disposto a infrangere suddetta legge.
La notte è passata veloce, sempre in compagnia (ma stavolta non di esseri umani), e l’indomani mattina presto ero già pronto a prendere il bus che mi avrebbe portato in campagna. Ancora una volta non senza problemi, perchè la neve e la nebbia hanno triplicato il tempo del tragitto.
Già qualche giorno prima di partire, avevo informato della mia visita; quando finalmente sono sceso dal bus, a ricevermi c’era uno dei maestri di 15a generazione della comunità locale.
Durante tutto il soggiorno, l’accoglienza è stata calorosa e a momenti commovente.
All’inizio, una breve presentazione: siamo entrati nel primo portone che abbiamo incontrato, ci siamo seduti, ci è stata offerta un po’ d’acqua calda per riscaldare le membra. Pian piano altri personaggi si sono aggiunti al gruppo di accoglienza, e siamo partiti a bordo di un carrello montato su un motorino.
Sempre a causa della neve le stradine di campagna erano impraticabili e pericolose, ma con cautela siamo arrivati alla nostra prima meta, il tempietto commemorativo di Zhang Congfu.
Il tempo a nostra disposizione non era molto, quindi dopo il saluto di rito dovuto agli antenati, ci siamo diretti verso la seconda meta.
“Il bosco di lapidi” (碑林).
Qui sono raggruppate molte lapidi, a volte solo commemorative, dei maestri antenati dello stile.
Nell’ultima foto l’antica tomba di Zhang Congfu, che riposa qui dal 1816.
Su questa lapide invece è raffigurato un allenamento su dei pali, in memoria della leggenda secondo la quale un tempo l’allenamento del Meihua Quan si svolgeva appunto sui pali e non a terra come oggi.
Dopo una breve pausa per il pranzo, tra chiacchiere e discussioni marziali, …
… un allenamento veloce in un cortile di casa.
A disposizione solo poco più di mezz’oretta, quindi ognuno ha esposto velocemente quello che preferiva del proprio repertorio, poi ci sono stati degli interessanti scambi di tecniche. Purtroppo non ho potuto conservare foto di questo momento; il solito vecchio problema: o ci si allena o si fanno foto.
Dopo il breve allenamento “dimostrativo”, ci siamo diretti verso casa dei pronipoti di Zhang Congfu.
Una breve chiacchierata di presentazione, poi ci hanno permesso di vedere il ritratto del loro antenato di famiglia appeso per l’occasione su un muro nel cortile. Dapprima il rispettoso saluto rituale, poi le foto per la duplicazione.
Ormai era già sera e gli accompagnatori hanno insisitito perchè non si dormisse in albergo, così ho pernottato a casa del maestro che mi aveva accolto al mio arrivo, una persona disponibile ma soprattutto umile, che nonostante l’età e lo status marziale non trova vergogna nel mettere in mostra le proprie lacune e a chiedere informazioni specifiche.
Così fino a notte fonda, mentre sua moglie dormiva in un’altra stanza, noi insieme ad altri due maestri siamo stati a farci domande, a provare e a discutere tecniche.
L’indomani dovevo partire presto, ma una volta svegli abbiamo continuato a mimare movimenti, chiedere, provare…; dopo la colazione a base di brodo di granturco, pane e altri piatti per me non molto mattutini, sono partito tra i saluti e gli inviti a ritornare.
Una simpatica atmosfera casalinga, è questo che si avverte in questi luoghi alle origini del Meihua Quan, dove uno stile di arti marziali riesce a far dimenticare differenze non solo etniche, e a unire strettamente persone a volte molto diverse facendole sentire parte di una grande famiglia, con tutti i doveri e i piaceri che un nucleo familiare (… marziale) comporta.
la descrizione dettagliata del tuo viaggio alla ricerca delle radici del Meihua, le immagini del paesaggio innevato e la passione con cui tu vivi la tua vita lì, quasi dall’altra parte del mondo, mi fanno viaggiare con la mente verso un mondo per me totalmente sconosciuto, ma che mi invita, non so come, a penetare nei meandri più segreti della sua cultura e delle sue arti….
Strepitoso il reportage del tuo viaggio alle radici del Meihua Zhuang, degno di un novello Marco Polo, ma anche l’articolo precedente sulla prima neve con quelle foto spettacolari. In una sembra stiate passeggiando in aria.
un abbraccio
conosco il Maestro Mighali da molti anni..è inevitabilmente uno dei migliori al mondo, forse il migliore!!
chiarissimo esperto di MHZ!!
interprete e docente di lingua e cultura cinese!
Hahaha!
Il solito esagerato!
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